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lunedì 26 settembre 2016

Il Romanticismo







Caspar David Friedrich,Viandante sul mare di nebbia, 1818 ca.,
  olio su tela, 94,8x 74,8 cm,
Hamburger Kunsthalle, Amburgo


"Chiudi l´occhio del corpo, affinché tu possa prima vedere la tua opera con l´occhio dell´anima. 
Poi rivela quello che hai visto nel buio in modo che possa riverberarsi sugli altri dall´esterno verso l´interno."

Caspar David Friedrich

venerdì 16 settembre 2016

Festival della Filosofia in Magna Grecia




Festival della Filosofia in Magna Grecia
AMORE-ODIO
8-11 novembre 2016 Sicilia_Siracusa
La Sicilia nata dalla rabbia e dalla forza del gigante ribelle Encelado cosi come  narra la grande epopea mitologica della grecità mediterranea, accoglie il Festival della Filosofia di Magna Grecia attraverso un percorso che  da  Catania a Siracusa ripropone territori tra i più cari ai colonizzatori ellenici. Incontreremo  L’Etna, il mare e le antiche e possenti testimonianze di una civiltà che è dentro le nostre radici. Entreremo in contatto con uno dei temi più coinvolgenti della filosofia occidentale;  rivivremo una emozionante esperienza guidati dalla  filosofia di Empedocle, nume tutelare di questa terra, ultimo forse della stirpe dei filosofi-sciamani. Amore e odio sono le energie ataviche e talvolta oscure che fanno emergere la nostra  più autentica forza vitale.
Depositaria di questa energia cosmica vitale è la Sicilia, il suo vulcano maestoso  quale  sintesi di amore e odio, di tracotanza e prudenza.  Tuttavia il  perenne contrasto che agita il cosmo e noi stessi, non distrugge ma anima e vivifica l’eterno ritorno della ciclicità della vita in una circolarità rassicurante ed inquietante allo stesso tempo. Terra in cui la potenza della luce è accecante e calda così come  il buio è profondo e spaventosamente silenzioso. Forse solo le parole del  Principe di Salina possono  esprimere al meglio la complessa sintesi che questi  luoghi  ci  trasmettono: Sono almeno venticinque secoli che portiamo sulle spalle il peso di magnifiche civiltà eterogenee, tutte venute da fuori (…)  i siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti; la loro vanità è più forte della loro miseria… La loro grandezza  aggiungiamo noi è quella di essere una delle porte di ingresso  dell’accoglienza dell’ alterità.  Condividiamo quanto la scuola medica di Empedocle sosteneva che il sangue è sede della vita  e il cuore ne è il centro.  Il  festival della filosofia  rinnova e  riscopre insieme a te questa certezza .
Contributo  individuale di partecipazione € 220,00


Informazioni utili:
Gratuità per 1 insegnante ogni 15 studenti in camera tripla
E' prevista la scelta di una singola attività laboratoriale tra: :   teatro, danza, musica , cinema, fotografia, movimento espressivo, yoga,tai chi, scrittura,  per consentire la realizzazione di un  percorso-stage che conduca i partecipanti allo sviluppo di concrete competenze.

La quota comprende:

Primo giorno: Accoglienza e spettacolo teatrale trattamento di mezza pensione cena serale
Secondo giorno: Percorso filosofico teatrale e servizio guida, dialoghi filosofici, laboratori di filosofia pratica, trattamento di pensione completa, con pranzo a sacco e  cena presso le strutture alberghiere
Terzo giorno: Giornata filosofico teatrale e servizio guida, dialoghi filosofici, laboratori di filosofia pratica, trattamento di pensione completa, con pranzo a sacco e  cena presso le strutture alberghiere
Quarto giorno: Un_Anime azione corale di tutti i laboratori pranzo a sacco

Il contributo è per tutte le attività del Festival.
Per le scuole che partecipano è prevista la sottoscrizione di un modulo d’iscrizione all’associazione per i servizi offerti, in caso disdetta l'associazione tratterrà la quota versata come
La quota per l'alloggio sarà versata direttamente alle strutture ricettive; sarà sottoscritto un regolamento per le condizioni di partecipazione al Festival.
 Le formule di soggiorno sono previste in strutture alberghiere tre e quattro stelle, dotate di spazi per favorire il confronto e lo scambio.
anticipo

La quota non comprende:
1)IL MEZZO DI TRASPORTO E’ A CARICO DELLE SCUOLE PARTECIPANTI E DEVE ESSERE A LORO DISPOSIZIONE PER TUTTA LA DURATA DEL FESTIVAL CON DUE AUTISTI DISPONIBILI
2) IL PERNOTTAMENTO DELL'AUTISTA E TUTTO QUELLO NON SPECIFICATO.

Modalità di partecipazione:
Il numero di posti è limitato. La dichiarazione di interesse per la partecipazione al Festival non è vincolante  e  potrà essere inviata via fax al numero 081 19562301 DAL 15 FEBBRAIO ED ENTRO NON OLTRE IL 15 MARZO 2016, sarà data priorità alle dichiarazioni  a secondo della data di arrivo fino ad esaurimento posti
L'iscrizione si riterrà perfezionata dal versamento tassativo del contributo  ENTRO E NON OLTRE il 30 APRILE  2016 all’associazione Festival della Filosofia in Magna Grecia,  in caso contrario non sarà ritenuta valida la prenotazione effettuata con la dichiarazione di interesse.

Associazione Festival della Filosofia in Magna Grecia
Presidente Giuseppina Russo 366 2750703 Direttore Marketing  Iriana Marini 333 2893587
Per info telefonare dalle 10.30 alle  13.30 dal lun.dì-ven.dì
Numero Verde 800 642 870 Fax: 081 19562301 info@filosofiamagnagrecia.it 

per info:www.filosofiafestival.it
                                       
per adesioni degli studenti del liceo Leonardo, rivolgersi alla prof.ssa Pia Vacante


giovedì 15 settembre 2016

io l'ho letto....e tu?


Da oggi presente nel blog la nuova pagina 
dedicata alle libere recensioni scritte 
dagli studenti sulle letture estive






La letteratura non è stanziale, è nomade. Non solo perché ci fa viaggiare attraverso il mondo, ma soprattutto perché ci fa attraversare l'animo umano. Inoltre è correttiva, è l'unica possibilità che ci è concessa di modificare gli avvenimenti e di correggere la Storia più matrigna. E' il territorio del possibile, della libertà assoluta.” 
A. Tabucchi, Elogio della Letteratura. (Saggio tratto dalla raccolta Di tutto resta un poco – Letteratura e cinema, a cura di Anna Dolfi, Feltrinelli edizioni, Milano, 2013).

domenica 11 settembre 2016

l'uomo è un animale politico



(...)La comunità che risulta di più villaggi è lo stato, perfetto, che raggiunge ormai, per così dire, il limite dell'autosufficienza completa: formato bensì per rendere possibile la vita, in realtà esiste per render possibile una vita felice. 

Quindi ogni stato esiste per natura, se per natura esistono anche le prime comunità: infatti esso è il loro fine e la natura è il fine,: per esempio quel che ogni cosa è quando ha compiuto il suo sviluppo, noi lo diciamo la sua natura, sia d'un uomo, d'un cavallo, d'una casa. Inoltre, ciò per cui una cosa esiste, il fine, è il meglio e l'autosufficienza è il fine e il meglio. 

Da queste considerazioni è evidente che lo stato è un prodotto naturale e che l'uomo per natura è un essere socievole (zoon politikon) : quindi chi vive fuori della comunità statale per natura e non per qualche caso o è un abietto o è superiore all'uomo, proprio come quello biasimato da Omero «privo di fratria, di leggi, di focolare»: tale è per natura costui e, insieme, anche bramoso di guerra, giacché è isolato, come una pedina al gioco dei dadi. 

E' chiaro quindi per quale ragione l'uomo è un essere socievole molto più di ogni ape e di ogni capo d'armento. Perché la natura, come diciamo, non fa niente senza scopo e l'uomo, solo tra gli animali, ha la parola: 

la voce indica quel che è doloroso e gioioso e pertanto l'hanno anche gli altri animali (e, in effetti, fin qui giunge la loro natura, di avere la sensazione di quanto è doloroso e gioioso, e di indicarselo a vicenda), ma la parola è fatta per esprimere ciò che è giovevole e ciò che è nocivo e, di conseguenza, il giusto e l'ingiusto: 

questo è, infatti, proprio dell'uomo rispetto agli altri animali, di avere, egli solo, la percezione del bene e del male, del giusto e dell'ingiusto e degli altri valori: il possesso comune di questi costituisce la famiglia e lo stato. (...)


testo con esercizi

la giustizia è una virtù



La giustizia è la virtù più efficace, 

e né la stella della sera, né quella del mattino sono così meravigliose, e citando il proverbio diciamo: 

nella giustizia ogni virtù si raccoglie in una sola. 

Ed è una virtù perfetta al più alto grado perché chi la possiede è in grado di usare la virtù anche verso gli altri e non soltanto verso se stesso.


Aristotele, Etica Nicomachea, libro V, I, 1129b

sabato 10 settembre 2016

Utopia (1516), Thomas More

 di  Alessia Guarrera, 4 C


Esattamente cinquecento anni fa vedeva la luce Utopia, libretto rinascimentale opera dell’inglese Thomas More. Come meglio festeggiare questa ricorrenza se non concedendo un’attenta lettura e delle accurate riflessioni a quest’opera filosofica, nonché la fondamentale del suo autore?

Ecco uno dei motivi per cui ho scelto di dedicare qualche giornata della mia calda estate a questo libro. Inoltre, da considerarsi anche questo come motivo della mia scelta, ho preferito concedermi questo tipo di viaggio. Certamente non è stato un viaggio fisico, bensì un viaggio mentale in un’isola immaginaria abitata da una società ritenuta dall’autore giusta e perfetta.

Grazie a questo libro ho potuto conoscere e apprezzare gli ideali di Thomas More, per cui egli stesso affrontò la morte, anche se non sono del tutto d’accordo con la sua concezione di perfezione e giustizia.
Tuttavia, da lettrice moderna avverto la sua protesta e la sua condanna contro una società gravata da parassiti e oziosi.

In antitesi, nell’isola di Utopia ogni abitante è utile alla collettività. In questo modo, considerando che sia uomini che donne esercitano un lavoro manuale, le ore di lavoro si riducono. Di conseguenza tutti, liberi dalla fatica corporale, possono impegnarsi utilmente in cose piacevoli e proficue: ad esempio le lettere.

Finalmente la cultura non è più un privilegio di pochi. Tra le righe di queste descrizioni fantastiche non c’è miseria, disuguaglianza (anche se ancora vige la schiavitù), conflitto, odio o bisogno di possesso.
A Utopia è completamente assente la proprietà privata (una scelta già evidente e sicuramente precomunista). Tutto appartiene a tutti ed è lo stato che distribuisce per esempio il cibo o le abitazioni, anche in base ai "turni" di lavoro nelle campagne.  
Gli abitanti dell’isola si rispettano e rispettano a loro volta la natura. Stimano i beni materiali né più né meno di quanto valgono. D’altronde la natura ha fornito ciò che è di primaria necessità in grande abbondanza, nascondendo quello che è vano e inutile.

Infatti, ho apprezzato molto la scelta degli utopiani di servirsi dell’oro e dell’argento per fabbricare ceppi e grosse catene per legare gli schiavi. In questo modo, quelli che normalmente si identificano come metalli preziosi, gli utopiani li caratterizzano con il marchio dell’infamia e dell’ignominia. Mi hanno strappato anche qualche sorriso quei brani in cui More racconta della visita degli ambasciatori di altri stati a Utopia.
Essi, assai superbi, si presentarono in pompa magna ornati da capo a piedi di vesti e accessori d’oro. Ovviamente erano lontani dall’ammirazione che volevano suscitare. Infatti agli occhi degli utopiani risultarono vergognosi e ignobili.  Ho invece apprezzato meno la costrizione di dover mettere al mondo dai dieci ai sedici figli per famiglia, né più né meno. Questo dimostra come gli utopiani non siano del tutto liberi di scegliere sul proprio corpo, che viene così eccessivamente strumentalizzato. Inoltre gli utopiani, anche se liberi di professare qualsiasi religione, non sono liberi di non professarne.
A mio parere, More dà troppo poco valore all’essere razionale e ha paura del giudizio divino. Ad ogni modo i suoi ideali di quasi completa uguaglianza e rispetto tra gli uomini restano ben saldi tra le pagine del libro Utopia.

Con il tempo la nostra società sta cercando di  conquistarli, ma penso che non sarà mai possibile cancellare l’odio o altri sentimenti “negativi”, poiché nell’animo umano convivono sia l’odio che l’amore, l’egoismo e l’altruismo. D’ altro canto dipende dal singolo individuo domare i sentimenti e, considerando che siamo tutti diversi, non potrà mai esistere una società completamente perfetta.

Come More, anch’io ho la mia isola perfetta nel vasto mare della  mente.

 Consiglio questo libro perché fa tanto riflettere e spinge al cambiamento verso un mondo migliore, con l’aspirazione all’irraggiungibile perfezione.
                                                     settembre 2016      

volontà e necessità, binomio dell'esistenza umana



Lo stato dell'uomo che il tempo ha cacciato in un mondo interiore, può essere o soltanto una morte perpetua se egli in esso si vuol mantenere o, se la natura lo spinge alla vita, non può essere che un anelito a superare il negativo del mondo sussistente per potersi trovare e godere in esso, per poter vivere. 

La sua sofferenza è legata con la coscienza dei limiti, a causa dei quali egli disprezza la vita così come essa gli sarebbe permessa: egli vuole il proprio soffrire; mentre invece il soffrire dell'uomo che non ha riflessione sul proprio destino è senza volontà, poiché egli onora il negativo, i limiti, solo nella forma della loro esistenza giuridica e autoritaria come invincibile, e prende le proprie determinatezze e le loro contraddizioni come assolute, e ad esse, anche perfino se esse ledono i suoi impulsi, sacrifica sé e gli altri.(...)

Tutti i fenomeni di questo tempo mostrano che la soddisfazione nella vecchia vita non si trova più; essa era un limitarsi a una signoria ordinarissima sulla nostra proprietà, un considerare e un godere il proprio piccolo mondo nella sua piena sudditanza, e poi anche un autoannientamento che conciliava quella limitazione, e un elevarsi nel pensiero del cielo. 

Da una parte la necessitas del tempo ha intaccato quella proprietà, dall'altra i suoi doni hanno tolto nel lusso la limitazione, e in ambedue i casi l'uomo è stato fatto signore e il suo potere sulla realtà elevato al sommo. Sotto questa arida vita d'intelletto per un verso è cresciuta la cattiva coscienza di rendere assoluta la nostra proprietà - cose - e con ciò per un altro verso è cresciuto il soffrire degli uomini; e il soffio di una vita migliore ha toccato questo tempo. [...]

venerdì 9 settembre 2016

dal mondo classico all'ellenismo: la ricerca dell'atarassia






L'ELLENISMO
video 6'



LE NUOVE FILOSOFIE
video 4'



Gallione, fratello mio, tutti aspiriamo alla felicità, ma, quanto a conoscerne la via, brancoliamo come nelle tenebre. E’ infatti così difficile raggiungerla che più ci affanniamo a cercarla, più ce ne allontaniamo, se prendiamo una strada sbagliata; e se questa, poi, conduce addirittura in una direzione contraria, la velocità con cui procediamo rende sempre più distante la nostra meta. 

Perciò dobbiamo avere innanzitutto ben chiaro quel che vogliamo, dopodiché cercheremo la via per arrivarci, e lungo il viaggio stesso, se sarà quello giusto, dovremo misurare giorno per giorno la strada che ci lasciamo indietro e quando si fa più vicino quel traguardo a cui il nostro impulso naturale ci porta. 

E’ certo che, sino a quando vagheremo a caso, non seguendo una guida ma ascoltando lo strepito delle voci discordi che ci spingono in direzioni diverse, la nostra vita, già breve di per sé, si consumerà in questo andare errabondo, anche se c’impegniamo giorno e notte, animati dalle migliori intenzioni. 

Fissiamo dunque bene la meta e scrutiamo attentamente il modo per poterla raggiungere, con l’aiuto di un esperto che abbia già intrapreso ed esplorato il cammino che stiamo per affrontare, perché questo non ha nulla a che vedere con tutti gli altri, in cui sentieri precisi e le indicazioni forniteci dagli abitanti dei luoghi che attraversiamo c’impediscono di sbagliare: qui sono proprio le strade più battute e più frequentate a trarci in errore. 

Non c’è dunque nulla di peggio che seguire, come fanno le pecore, il gregge di coloro che ci precedono, perché essi ci portano non dove dobbiamo andare, ma dove vanno tutti. 

Questa è la prima cosa da evitare. Niente c’invischia di più in mali peggiori che l’adeguarci al costume del volgo, ritenendo ottimo ciò che approva la maggioranza, e il copiare l’esempio dei molti, vivendo non secondo ragione ma secondo la corrente. 
(SENECA, De vita beata)


percorso storico-filosofico

schema






per raggiungere la felicità le filosofie propongono:

STOICISMO
APATIA-ATARASSIA

EPICUREISMO
APONIA-ATARASSIA

SCETTICISMO
EPOCHE'-AFASIA-ATARASSIA

LA LETTERA A MENECEO O SULLA FELICITA'
di EPICURO
testo scaricabile

lunedì 5 settembre 2016

il criticismo kantiano



Immanuel Kant (Königsberg 22 aprile 1724 -Königsberg  12 febbraio 1804)


La svolta nella filosofia moderna verso la contemporaneità è data certamente dal criticismo di Immanuel Kant, filosofo sistematico ed abitudinario nella quotidianità ( come riportano vari aneddoti sulla sua vita privata) ma assolutamente rivoluzionario nell'organizzazione della conoscenza e nelle indicazioni morali, politiche, estetiche.

Tutte le sue risposte ruotano intorno ad un'unica domanda, la più antica ed insieme la più moderna della filosofia: 
CHE COS'E' L'UOMO?

Conoscere, agire, giudicare il bello e il sublime trovano nella sua filosofia risposte organiche, percorsi lineari, idee destinate a tracciare un cammino indelebile.

Proviamo e ripercorrerlo insieme, prima di procedere oltre


LE TRE CRITICHE DI KANT, tappe, conquiste, conclusioni


mappe di Serena Petralia, 5 B

LA CRITICA DELLA RAGION PURA







LA CRITICA DELLA RAGION PRATICA

le mappe di Mario Nicotra 5 B

LE DUE CRITICHE KANTIANE
pensiero e conoscenza

dal bello al sublimel'infinito
di Giacomo Leopardi

venerdì 2 settembre 2016

Guttuso/Incorpora/Messina - Inedite visioni ai piedi dell’Etna.

post di Vivina Sardo
classe 5 B

Grazie all'invito della prof.ssa Grazia Messina ho avuto il piacere di far parte nei giorni scorsi di un piccolo gruppo per la visita al Museo Francesco Messina in Piazza Annunziata a Linguaglossa. Un’esposizione di circa 40 opere degli artisti Renato Guttuso, Francesco Messina e Salvatore Incorpora dal titolo "Inedite visioni ai piedi dell’Etna". 

Un emozionante percorso reso tale grazie alla presenza di una guida, la dott.ssa Marianna Puglisi, competente e professionale, che ha presentato gli artisti attraverso le loro opere in un modo rispettoso e preciso, trasmettendo con passione personale ciò che ciascuno di essi   ci ha magnificamente tramandato.

 


Non si sono mai fisicamente conosciuti Renato Guttuso, Francesco Messina e Salvatore Incorpora ma tutti e tre presentano aspetti che ricordano il radicamento alla Sicilia, riproducono paesaggi tipicamente mediterranei e con colori che inebriano i sensi. 
Ad esempio Guttuso, nel quadro “Costa siciliana”,  ha raffigurato in primissimo piano delle carnose pale di fichi d'India riuscendone a trasmettere uno spessore quasi tridimensionale sopra lo sfondo azzurro e calmo del mare.
Un altro tema caro a Guttuso, e che mi ha colpito, è quello dei nudi, dove l’incarnato sembra realistico ma mai volgare. 

Guttuso e Incorpora sentono la pressione della storia e dell’impegno civile, racchiudendoli attraverso la loro arte pittorica  in alcuni dei quadri che raffigurano una manifestazione di protesta, la chiusura di una fabbrica, momenti della seconda guerra mondiale. Nel dipinto “A Garcia Lorca” Guttuso rievoca i momenti dell’esecuzione del poeta spagnolo arrestato e condannato a morte. L’opera rappresenta il momento esatto della sua esecuzione, dove si respira la fierezza del condannato ed il suo coraggio mentre guarda dritto negli occhi i suoi carnefici. Irrilevanti questi ultimi, dei quali si percepisce la presenza solo tramite le canne dei fucili.

Dell’artista Incorpora si vive la quotidianità di un paese etneo, Linguaglossa, dove egli decise di trasferirsi dalla Calabria. Le sue opere pittoriche e scultoree sono reali e vive, e mi ha molto colpito la caratteristica del suo rappresentare le mani e i piedi con una voluta irregolarità delle forme. Stupende anche le sue minuziose miniature in terracotta.

La mostra presenta, inoltre, sculture e qualche prova d'autore di Francesco Messina, famoso e presente nei nostri ricordi per la sua opera raffigurante un cavallo morente che si accascia davanti alla sede della Rai. A Linguaglossa invece vi sono: l’elegante scultura bronzea “Cavallo”, in cui l’animale si regge in equilibrio solamente su una delle quattro zampe; la “Venere del Brenta”, realizzata in bronzo, delicata ed eterea; e il “Ritratto a Salvatore Quasimodo”, anch’esso in bronzo e particolarmente espressivo.



Un'esposizione, dunque,  e tre artisti che vanno assolutamente conosciuti!


La mostra è visitabile fino al 31 ottobre 2016. Ingresso gratuito.


il gruppo in visita alla mostra, foto di Margherita Alessio