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martedì 3 dicembre 2013

L’Integralismo Islamico e L’OLP




riflessione di Nino Musumeci, 5 G






Andare a ricercare le cause di un movimento complesso come quello dell’Integralismo Islamico, porta purtroppo ad inciampare in trame a dir poco romanzesche quali complottismo, massoneria e plutocrazia. Per questo è mia opinione cercare di mantenersi il più cinici e distaccati possibile, in modo da analizzare gli eventi nel modo più neutrale e moderato. Una cosa è certa: l’Integralismo Islamico è nato a causa di una “leggerezza imbarazzante” da parte delle superpotenze occidentali. In seguito alla Seconda Guerra Mondiale si operò per formare uno stato ebraico in Palestina, senza tener conto della presenza araba. L’Integralismo, o Fondamentalismo Islamico, nasce come forma di opposizione a questa scelta. Sono tristemente noti a tutti gli attacchi terroristici ai danni del mondo occidentale,tra cui “l’11 Settembre”. Ma perché il terrorismo? Perché la guerra? Bisogna aprire una piccola parentesi di natura economica: il Medio Oriente è il cuore dell’economia odierna, poiché è il maggiore esportatore di petrolio nel mondo quindi le superpotenze occidentali (USA in primis) hanno cercato di “invadere” questi paesi in modo da ottenere maggiori profitti. Da questo punto di vista Israele si riduce ad un mero avamposto americano, celato sotto le spoglie di uno stato nazionale. L’OLP, letteralmente Organizzazione per la Liberazione della Palestina, viceversa sarebbe un’organizzazione che si è battuta (pur ricorrendo alla lotta armata) per l’emancipazione di questi popoli “sottosviluppati” dall’egemonia occidentale che li condiziona e li mantiene in una situazione di “arretratezza economica”. Partendo da questo assunto di matrice economica la Storia cambia volto e mostra un braccio di ferro tra Paesi che dispongono delle materie prime ma non hanno le infrastrutture per gestirle e Paesi che invece vorrebbero impadronirsene. A questo punto appare ovvio che per comprendere la natura dei conflitti fra ebrei e palestinesi bisogna, ed anzi basterebbe, cercare di capire le posizioni che di volta in volta hanno assunto gli Stati Uniti d’America. Se da un lato infatti gli USA si sono battuti per “l’esportazione” della democrazia quale ingrediente principale per lo sviluppo di ogni Paese, dall’altro hanno imposto bruscamente la loro economia in modo da scatenare le reazioni armate. Probabilmente se gli USA non avessero agito in questo modo molti paesi orientali sarebbero ancora legati ad una politica che possiamo definire aristocratica o addirittura feudale, dove l’elite detiene il potere ed amministra la ricchezza mentre al volgo non resta che una vita di stenti e di fatica priva di emancipazione. Come sarebbe anche potuto accadere che i suddetti stati orientali si sarebbero potuti “evolvere” autonomamente andando però a creare nuovi equilibri nel panorama economico mondiale.

In classe ci viene sempre ripetuto che la storia non si fa “con i se e con i  ma”, tuttavia mi piace riflettere sul fatto che, molto probabilmente,  
se il 14 Maggio 1948 non fosse nato SOLO lo Stato d’Israele magari l’11 Settembre 2001 le Torri Gemelle non sarebbero state rase al suolo.                                                                                                                                         

5 commenti:

  1. Questa riflessione non fa una grinza e mi congratulo con te per il modo in cui l'hai esposta, ma vorrei aggiungere una conseguenza al tuo "se", avviando una discussione nel caso in cui ti andasse di rispondermi: io credo che la guerra non sia una condizione casuale dovuta a qualche sfortunato evento, bensì uno stato interiore dell'essere che è condiviso da un gruppo di individui, una sorta di empatia collettiva che ti percepire che qualcosa sta cambiando, e non in meglio. Un po' come per la Prima Guerra Mondiale, il cui scoppio era stato previsto e quasi "augurato" a partire dagli ultimi anni del Novecento da poeti e intellettuali di tutta Europa. Siccome penso che anche gli ebrei e gli arabi avessero questo sentore prima dell'esplosione del conflitto, se il 14 Maggio 1948 non fosse nata solo uno Stato, ma due, non credi che ben presto l' una o l'altra parte si sarebbe lamentata per una spartizione non equa, trovando il pretesto per un conflitto armato?

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  2. L'osservazione di Maria Grazia è assolutamente pertinente, il casus belli è solo la goccia che fa traboccare il vaso quando si è riempito troppo per distrazione, sottovalutazione degli eventi o atto volontario

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  3. Come diceva Eraclito "il conflitto è padre di tutte le cose di tutte re; gli uni li ha fatti essere dei, gli altri uomini, gli uni schiavi e gli altri liberi". Riflettendo su queste parole, sulle quali concordo pienamente, è chiaro che la guerra, o per meglio dire l'alternanza tra la contesa e l'armonia, per rimanere nel linguaggio eracliteo, rappresentano la realtà duale in cui ognuno di noi è immerso, sia come singolo individuo, sia come membro del collettivo, realtà quest'ultima non trascurabile se vogliamo cogliere l'esistenza nella sua pienezza totale. La riflessione che propongo allora parte da questo punto: date queste premesse, non possiamo comunque trascurare la responsabilità individuale nè quella collettiva nello svolgimento della storia. Come dice Sartre, io sono responsabile per me stesso e per tutti. E continuando ancora con Levinas, aggiungo per sua bocca che la responsabilità non è cedibile e d è nella responsabilità che io sono chiamato come unico. Ogni decisione che modifica il corso della storia deve poi rispondere alla storia dei suoi effetti e come ben sappiamo la bontà di un atto decisionale viene poi confermata o meno degli effetti che da essa si sprigionano.

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  4. Trovo che la sua esposizione della guerra si rifaccia al punto di vista filosofico hegeliano. La guerra in quanto antitesi della pace è strettamente necessaria affinché si raggiunga la sintesi. In questi termini la Storia assume un carattere fatalistico non essendo altro che il dispiegamento terreno dello Spirito Assoluto. Non condivido la sua idea perché secondo me le cause della guerra, essendo fatta da uomini, vanno cercate nei bisogni economici e negli interessi politici. Lo “spirito collettivo” di cui lei parla viene sfruttato dai governi mondiali a fini propagandistici, in modo tale da unire patriotticamente il popolo e giustificare le scelte nate dall’affermazione dei profitti delle élites nazionali.

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  5. Come si fa ad attribuire la causa di una guerra alla politica e all'economia, se proprio questi enti sono composti e creati dagli uomini? Io credo che loro cerchino solo la causa ad un malessere generale che c'è già a monte, che non definirei Spirito Assoluto, ma frutto di attriti continui dovuti a cause storiche disparate. Non è fatalismo, ma una continua corrosione della condizione pacifica di uno Stato, il quale attribuisce all'evento casuale la colpa. Gli uomini hanno sempre bisogno di dare la colpa a qualcosa/qualcuno per poter stare meglio, e da qui nasce la guerra, perché non si ammette la propria responsabilità per le condizioni in cui ci si trova. Non credo che Hegel c'entri molto con il messaggio che intendevo trasmettere, ma molto probabilmente non mi sono espressa bene in precedenza. Spero di essere riuscita a farlo adesso :)

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