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domenica 7 aprile 2013

Da Darwin a Spencer



 post di Maria Puglisi
classe 5 B






Il darwinismo sociale
Come il termine stesso sembra suggerire, dovremmo attribuire a Darwin il merito (o la colpa) di aver dato origine a questa nuova legge della società. In effetti il naturalista inglese Darwin aveva presentato nel 1859 la prima teoria scientifica sull’evoluzione della specie, secondo la quale tutti gli esseri viventi sono in continua competizione tra loro per il possesso delle risorse naturali. In questa lotta per la sopravvivenza la natura opera una selezione naturale in cui i più deboli saranno destinati a scomparire per via dell’inadeguatezza delle loro caratteristiche ad adattarsi alle condizioni ambientali. Al contrario i più forti, coloro che riescono ad adattarsi più facilmente e velocemente all’ambiente, sopravviveranno e trasmetteranno i loro caratteri ai figli in modo da perpetuare la specie con i tratti vantaggiosi.

Dopo l'elaborazione di Darwin la teoria evoluzionistica circolò come "darwiniana" anche nella sua applicazione alla cultura e alla società, con chiare implicazioni politico-economiche. In realtà egli venne frainteso, in quanto non aveva mai parlato nei suoi studi-esclusivamente di natura biologica- della supremazia di alcune culture o società su altre. Il “darwinismo sociale” traeva piuttosto ispirazione dal pensiero di Spencer, che applicò il principio della selezione naturale indicato da Darwin per spiegare, con non poca audacia ideologica, l’evoluzione della società. Egli riteneva infatti che l’evoluzione della società umana rappresenti il punto più alto dell’evoluzione dell’universo e che la società parta da una condizione originaria di semplicità per raggiungere in seguito una maggiore complessità.  In questo percorso la selezione “naturale” sarebbe stata necessaria, inevitabile, salutare. Qualsiasi progetto di riforme in tale contesto, quindi, non sarebbe stato accettato in quanto considerato una forzatura della legge naturale.

Da queste spregiudicate ipotesi venne coniato il cosiddetto “Darwinismo sociale”, in base al quale le teorie di Darwin venivano applicate anche allo sviluppo sociale e, in particolare, nei rapporti di forza e di potere a livello internazionale. Si giustificava così la pretesa di assumere potere, da parte dei paesi più forti economicamente, su quelli più deboli. Dalla fine dell'Ottocento la concezione assumerà inevitabilmente anche caratteri razzisti ed antisemiti con gli esiti nefasti nella storia che tutti ormai conosciamo.


post di Giulia Rapisarda, classe 5 B


Quando lo scienziato inglese Charles Darwin formulò la sua teoria sull’evoluzione delle specie, secondo la quale gli esseri viventi erano il risultato di un'evoluzione che vede sopravvivere l'organismo più forte sul più debole, di certo non poteva immaginare che questa sarebbe stata applicata ai fenomeni sociali. E' quello che invece è accaduto: una teoria fondata soltanto su dati biologici e scientifici, ben lungi dall' assumere caratteri sociali, si trasformò negli anni successivi in una filosofia fondata sul concetto di “struggle for life and death”, lotta per la vita e la morte all’interno delle comunità umane. Più che “darwinismo sociale”, il movimento dovrebbe essere definito “spencerismo sociale”, poiché esso si basa sui concetti del filosofo inglese Herbert Spencer; egli fu il primo a fraintendere lo scienziato dando vita a un sistema ideologico che giustificò le guerre di conquista e le ineguaglianze sociali considerandole semplice applicazione della selezione naturale alle civiltà umane. Furono giustificati inoltre il colonialismo e il razzismo, in quanto fu considerato legittimo sterminare “razze” considerate più deboli, in modo tale da lasciare il posto agli esseri più adatti a sopravvivere. Il fatto che Darwin parlasse di specie di più forti e altre più deboli presenti in natura, fu di certo frutto di anni e anni di studio, ma con quale discutibile e azzardato criterio furono stabilite le “razze” sociali più forti? E' necessario porre l’accento sulla “innocenza” dello scienziato il quale, spinto dall’amore per la conoscenza e la ricerca, si limitò solo alla sfera scientifica, tralasciando alti contesti che erroneamente gli sono stati attribuiti.

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