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domenica 10 marzo 2013

Il mito del Demiurgo


Nel Timeo, dialogo dell'ultimo periodo della produzione platonica, il filosofo ateniese tratta il rapporto che esiste tra il mondo della natura e il mondo articolato delle idee e prospetta la sua concezione fisica, destinata a lasciare a lungo traccia nella cultura occidentale.





Che rapporto esiste tra le idee e il mondo sensibile in cui noi viviamo? 

Le idee sono pure forme astratte o presentano una loro proiezione nel mondo che ci circonda? 

La scienza può in qualche modo svilupparsi osservando la natura?

Nel mondo della natura, secondo Platone, è presente un’incessante mobilità per cui è impossibile in essa avere scienza certa da una semplice osservazione:
il mondo allora può raccontarsi soltanto attraverso il mito, pura invenzione letteraria, ed in particolare del mito del mito del Demiurgo (T 72), un mito pre-filosofico.

Come alcuni hanno suggerito, è possibile dire che il mondo fisico derivi da un padre (il mondo delle idee) e da una madre (la materia, che è la condizione per l'esistenza del mondo fisico stesso ma che mantiene comunque una componente di indeterminazione) : tra i due vi è un mediatore, anch'esso di natura mista vista la differenza sostanziale tra il mondo delle idee e la materia. Attraverso questo mediatore  le idee non rimangono pura astrattezza ma si "calano" nel mondo sensibile, generando la complessità del molteplice ma anche la sua,  pur se imperfetta,  bellezza.
Platone mette a tal fine in gioco la figura del Demiurgo (dal Greco "demos" popolo + "ergon" opera, = artigiano). Il Demiurgo non è infatti creatore ex nihilo, ma è un divino artigiano: è colui che contemplando le idee plasma la materia ( già esistente) sul modello delle idee stesse.
Il modello che egli imita è quello delle idee, ma il materiale di cui è costituito il mondo offre resistenza all’azione del demiurgo: esso allora una volta generato non risulta perfetto e questo è il motivo della sua corruttibilità. Nonostante questo, il demiurgo foggia il mondo indirizzandolo al meglio poichè egli mira al Bene, l'idea più luminosa, come già aveva sostenuto Platone nel Fedone. A questo mondo il Demiurgo concede inoltre  il Tempo, immagine mobile dell'eternità, attraverso cui si conserva la persistenza del modello pur nella mutevolezza della materia corruttibile e fugace. Il tempo avrà sviluppo ciclico e circolare: se si vuole rappresentare l'eternità con qualcosa di movimentato, data anche la variabilità del  mondo sensibile, senz'altro ciò che meglio la rappresenta è il cerchio, il movimento circolare in cui si compie un giro per poi tornare al punto di partenza. 

Ed infatti  il tempo è caratterizzato dal non essere eternità ma tornare sempre su se stesso.

La base della struttura dell’universo sono figure geometriche elementari ossia triangoli. La matematica è allora la struttura primaria e al tempo stesso lo strumento per poter conoscere il mondo naturale, come già aveva sostenuto Pitagora (Timeo di Locri, a cui il dialogo deve il suo nome,  era infatti uno studioso pitagorico). Se nella metafora della linea abbiamo visto che  i numeri e la matematica erano a metà strada tra mondo sensibile e il mondo intellegibile, possiamo ben comprendere come qui vengano utilizzati come collegamento tra mondo ideale e materiale. 
Il mondo non può essere incorporeo (come le idee che sono il modello) ma al tempo stesso non può non essere uno, essendo imitazione del modello. Sarà costituito dai quattro elementi empedoclei (aria, acqua, terra, fuoco). Tuttavia questo mondo possiede anche un’Anima, grazie all'opera del Demiurgo, così che esso costituisca un grosso essere vivente orientato al Bene.

Il modello finalistico spiega anche la diversità tra gli uomini:

l’anima razionale ha la sua sede nel cervello, quella animosa nel cuore, quella appetitiva nelle viscere. La prevalenza di una parte sulle altre spiega le differenze di vita tra gli uomini.

Di queste differenze e della tripartizione dell'anima e della società Platone aveva già trattato nel mito della biga alata e nel mito delle stirpi.


 
"Timeo: Diciamo dunque per quale ragione l'artefice realizzò la generazione e quest'universo. Egli era buono, e in chi è buono non si genera mai alcuna invidia riguardo a nessuna cosa: essendone dunque esente, volle che tutto fosse generato, per quanto era possibile, simile a lui. Se si accettasse da uomini assennati questa ragione come quella più fondata della generazione e del cosmo, la si accetterebbe nel modo più corretto.
Volendo infatti il dio che tutte le cose fossero buone, e nessuna, per quanto possibile, cattiva, prendendo così quanto vi era di visibile e non stava in quiete, ma si muoveva sregolatamente e disordinatamente, dallo stato di disordine lo riportò all'ordine, avendo considerato che l'ordine fosse assolutamente migliore del disordine

1 commento:

  1. Platone attraverso il mito del Demiurgo spiega la formazione del mondo sensibile. Infatti, in quanto questo mondo già esisteva, il Demiurgo non è paragonabile ad una figura divina poiché non crea ex nihilo (dal nulla) bensì conferisce forma a qualcosa di preesistente. Il Demiurgo, considerato un divino artigiano, quindi, plasma la materia assumendo come archetipi le idee, eterne e perfette. Cercando di far riferimento al mondo ideale, il Demiurgo, dona alla materia il tempo che, essendo immagine mobile dell'eternità, conferisce alla chora una sorta di continuità, che non ha né un inizio né una fine ma una ciclicità, proprio come le lancette dell'orologio che "viaggiano" continuamente sullo stesso percorso. Inoltre, il Demiurgo, dona alla materia un'anima, così da renderla a tutti gli effetti un essere animato.
    Tuttavia, la chora, non riuscirà mai ad essere perfetta come il mondo delle idee poiché è corruttibile e alterabile.
    Da questo mito possiamo evincere l'ottimismo platonico, che introduce la figura del Demiurgo non a caso ma per una causa finale, ovvero il bene e il bello. Senz'altro troviamo la presenza della "metessi", la partecipazione delle cose al mondo intelligibile e quindi alle idee. Infine, di rilevante importanza per Platone, è la disciplina della matematica che in questo mito distribuisce, attraverso il Demiurgo, l'idea più elevata e sublime, il bene, secondo una proporzionalità matematica. Per questo motivo, solo chi possedeva conoscenze matematiche avrebbe capito il mondo forgiato dal Demiurgo.

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