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domenica 24 marzo 2013

Il darwinismo sociale


post di Valentina Vasta, classe 5 B


Il darwinismo sociale consiste nell’applicazione delle teorie darwiniane in ambito socio-economico. Questa teoria, che afferma l’esistenza di una legge “naturale” che porta al prevalere dei più forti e all’eliminazione dei deboli, fu elaborata inizialmente dal filosofo inglese Spencer, ancora prima che Darwin esponesse al mondo le sue scoperte, che per questo è considerato il padre dell’evoluzionismo. Ogni tentativo di riforma andava, secondo Spencer, contrastato poiché rappresentava un’opposizione a una legge naturale, ponendo al suo posto una legge artificiale. Tuttavia è ovvio che non sia possibile applicare una legge definita “naturale” a un’organizzazione di artificiale qual è la società. In effetti, le teorie darwiniane sull’evoluzione e sulla selezione naturale sono molto più “sincere” rispetto a quelle spenceriane: Darwin, contrariamente a Spencer, non aveva mai pensato a una possibile applicazione di tali leggi all’organismo sociale e artificiale, ma ad una regolamentazione biologica attraverso leggi proprie solamente  degli organismi naturali. Nemmeno il termine “razza” era applicabile al genere umano; purtroppo questa estensione di significato ha fatto presa nel sentire di molti, con le conseguenze storiche che tutti conosciamo.

Nonostante le teorie spenceriane potessero fin da subito essere facilmente confutate, queste godettero di larghi consensi in un periodo in cui la lotta fra le classi aveva raggiunto il suo culmine e durante il quale le maggiori potenze europee si accingevano a colonizzare il mondo e a creare veri e propri imperi coloniali, riuscendo a sopravvivere, purtroppo, anche fino ai giorni nostri, in cui la società è sottomessa a un sistema economico che lascia poco spazio a coloro che non riescono a reggere e sopportare un processo di controllo della produzione e della finanza del tutto indifferente alla salvaguardia degli equilibri sociali.

Un mito che è necessario sfatare è l’identità tra evoluzione e progresso. La storia ci ha, infatti, consegnato un’idea ben diversa: selezionare significa discriminare, negare quel principio di uguaglianza per il quale gli illuministi si sono tanto battuti. È quello che hanno fatto i nazisti: per pochi esseri “superiori”, gli “impuri” devono soccombere. Non è scontato, dunque, che evoluzione sia sinonimo di progresso, poiché questo termine può implicare anche il regresso e la degenerazione della società. Con esiti nefasti.

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