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mercoledì 13 febbraio 2013

Schopenhauer e Leopardi

"Che cosa è la vita? Il viaggio di uno zoppo e infermo che con un gravissimo carico in sul dosso per montagne ertissime e luoghi sommamente aspri, faticosi e difficili, alla neve, al gelo, alla pioggia, al vento, all'ardore del sole, cammina senza mai riposarsi dì e notte uno spazio di molte giornate per arrivare a un cotal precipizio o un fosso, e quivi inevitabilmente cadere".
(Giacomo Leopardi)
"L'esistenza umana ha certo come suo ultimo scopo il dolore: ove così non fosse, dovremmo dire che le manca la ragione d'essere al mondo. Ed invero, come ammettere che l'infinito dolore scaturente dalla miseria, di cui è intessuta la trama d'ogni vita quaggiù, non sia se non una mera accidentalità, e non piuttosto ne costituisca la finalità? Ogni singolo malanno, preso in sé, si presenta innegabilmente come fatto d'eccezione, ma in linea generale è regola la sventura".
(Arthur Schopenhauer)



Nel dicembre 1858 il critico Francesco De Sanctis pubblica su Rivista Contemporanea di Torino il suo "Dialogo (Schopenhauer e Leopardi)" Il pessimismo dei due pensatori, la loro concezione del mondo, la condizione dell'esistenza umana disvelata come perennemente legata al dolore e alla sofferenza, vengono per la prima volta messi a confronto. Da quel breve testo, nato quando ancora l'ottimismo ottocentesco godeva di buona e forte salute, avranno inizio  innumerevoli tentativi di accostamento destinati, specie nel più debole e malfermo secolo successivo, a delineare i caratteri di un pessimismo metafisico tra i più radicali della storia del pensiero umano.

Nel dialogo viene esposta la filosofia di Schopenhauer: si parla del mondo come volontà e rappresentazione, del Wille (volontà di vivere) e dei patimenti che causa all'uomo. E anche dei tre modi per superare il dolore: l'arte, l'etica e l'ascesi. Inoltre Schopenhauer viene paragonato a Leopardi. Scrive il De Sanctis:
« Leopardi e Schopenhauer sono una cosa. Quasi nello stesso tempo l'uno creava la metafisica e l'altro la poesia del dolore. Leopardi vedeva il mondo così, e non sapeva il perché. [...] Il perché l'ha trovato Schopenhauer con la scoperta del Wille. »
Nella parte finale dell'opera tuttavia la filosofia di Schopenhauer viene quasi liquidata,  mentre il significato progressivo del nichilismo leopardiano viene rivalutato.
Ernst Otto Lindner (traduttore dei Canti di Leopardi per la Vossische Zeitung) fece leggere a Schopenhauer l'articolo del De Sanctis. 
E a Schopenhauer il dialogo piacque molto, nonostante le invettive finali contro di lui:
« Ho letto quel dialogo due volte attentamente, e debbo stupire nel riconoscere in qual grado questo italiano si sia impossessato della mia filosofia. »
A Schopenhauer (1788-1860) piacque infatti vedersi accostato a Leopardi, che considerava un «fratello spirituale italiano».
Leopardi (1798-1837) non conobbe Schopenhauer, almeno per quanto a noi noto



a cura di Rossella Vecchio
classe 5 B



SCHOPENHAUER E LEOPARDI

di Grazia Russo
classe 5 B

e ancora, dalla classe 5 B:


IL CONFRONTO DI MARCO RACITI



LA PROPOSTA DI YLENIA SCARPIGNATO

2 commenti:

  1. La vita è il seguitare di una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia. [E. Montale]
    La vita è ciò che ti accade mentre sei impegnato in altri programmi [J. Lennon].
    La vita, a mio parere, è il dono più grande che abbiamo ricevuto; senza vita il nostro mondo sarebbe vuoto e inutile, sottolineando la vita non solo come quella dell'uomo, ma come quella di tutti gli esseri viventi che rendono vivo il nostro pianeta. Per concludere, la vita è una continua ricerca : non sappiamo e non sapremo mai tutta la verità in vita - forse dopo la morte sapremo qualcosa - ma non per questo dobbiamo arrenderci o demotivarci; senza la ricerca di qualcosa che non appartiene apparentemente a questo pianeta, come ad esempio di un creatore, del bene o di alcuni valori universali, la nostra vita sarebbe inutile, priva di significato e di importanza e finalizzata soltanto a ciò che è della terra e quindi materiale, che vale pochissimo, perché dopo la morte, si perde.

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  2. un respiro metafisico suggerito da Roberto, e gli altri cosa ne pensano?

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