logo

logo

domenica 20 gennaio 2013

le idee e il loro mondo in Platone




CHE COS'E' L'IDEA?

Il termine deriva dal greco eidoV, traducibile con forma, figura, aspetto. A differenza del significato assunto in epoca moderna, ovvero di contenuto della mente e risultato del pensiero (così è appunto da Cartesio in poi), nell'antichità era considerata (da Platone) un'entità perfetta e immutabile, di carattere divino, e con esistenza propria, quindi non era generata dall'intelletto. Il concetto di idea è stato introdotto da Platone, secondo il quale tutto ciò che appartiene al mondo delle cose sensibili è un tentativo di imitazione delle idee, immutabili, eterne e perfette (corrispondenti al vero essere). Queste infatti sarebbero "paradigma" di tutti gli oggetti o le azioni. Le idee di Platone vivono in un mondo a parte, detto Mondo delle Idee o Iperuranio e inoltre, nel dualismo gnoseologico platonico corrispondono all'episthmh, cioè la conoscenza immutabile e perfetta. Le idee esistono secondo Platone indipendentemente dall’essere pensate. Plotino, invece, farà un passo avanti: esistono nella misura in cui sono pensate da Dio. Per noi moderni, invece, le idee esistono se e quando le pensiamo noi.






da qui deriva un rigoroso dualismo























"Nel Fedone Platone introduce le idee soprattutto per una esigenza di carattere che oggi chiameremmo epistemologico, cioè per giustificare l'esistenza della scienza; egli pensa in particolare alla matematica, più precisamente ancora alla geometria, e nota come la matematica si serve di concetti, ad esempio il concetto di uguale, i quali non hanno un corrispettivo nella realtà empirica; noi nel mondo dell'esperienza in cui viviamo non incontriamo mai due cose perfettamente uguali, tuttavia la matematica usa il concetto di uguale ed è scienza. Questo significa secondo Platone che deve esistere in un mondo diverso dal mondo empirico, qualche cosa che costituisca l'oggetto di questa conoscenza, di questa scienza. Questo oggetto egli lo chiama idea usando un termine già diffuso nella lingua greca che in genere serviva a indicare l'aspetto visibile di qualche cosa, e che in Platone assume il significato di aspetto pensabile, intelligibile della realtà. Nel Parmenide la dottrina nasce per motivi analoghi, cioè per spiegare come una stessa realtà, uno stesso soggetto empirico possa partecipare di caratteri diversi, cioè possa avere in sè anche una molteplicità, e l'idea serve a spiegare questa compresenza di aspetti diversi in una medesima realtà: anche questa direi è una esigenza di carattere epistemologico. Non va dimenticato tuttavia che, specialmente nei primi dialoghi, Platone fa nascere le idee anche da una esigenza di ordine etico, penso soprattutto all’Eutifrone, agli altri dialoghi cosiddetti socratici in cui si cerca la definizione di una virtù e si parla, si introduce il termine idea proprio come il criterio alla luce del quale sia possibile riconoscere quali azioni sono virtuose e quali non lo sono.
Poi si è reso conto che per le stesse ragioni per cui aveva ammesso idee di valori morali e di relazioni era necessario ammettere idee di tutti gli oggetti esistenti nel mondo dell'esperienza, e quindi l'idea dell'uomo, per esempio  nella Repubblica egli nomina persino l'idea del "letto", cioè di una realtà artificiale, costruita dall'uomo. Nel Parmenide, dove in qualche modo riespone in maniera definitiva la dottrina delle idee, egli non esita ad ammettere anche idee di realtà spregevoli: l'idea del fango, l'idea del pelo, quindi di tutto ciò che esiste nella realtà empirica è necessario ammettere un'idea al fine di poter avere un concetto, una conoscenza concettuale della realtà empirica".



Enrico Berti, filosofo italiano e professore emerito di storia della filosofia, è stato presidente dell'Istituto Internazionale di Filosofia.


Estratto dalla collana "Philosophia"
Enrico Berti e Thomas Szlezak trattano le "Idee" di Platone





Nessun commento:

Posta un commento

scrivi qui il tuo commento, sarà visibile dopo l'approvazione