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domenica 6 gennaio 2013

Lavoro e alienazione nell'analisi marxiana





"L'operaio diventa tanto più povero quanto più produce ricchezza, quanto più la sua produzione cresce in potenza e estensione. L'operaio diventa una merce tanto più a buon mercato quanto più crea delle merci"

Karl Marx, Manoscritti economico-filosofici




"A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà (che ne sono soltanto l'espressione giuridica) dentro i quali tali forze per l'innanzi s'erano mosse. Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro catene. E allora subentra un'epoca di rivoluzione sociale"

Karl Marx, Per la critica dell'economia politica




2 commenti:

  1. Per la prima volta Hegel ha adoperato il termine alienazione in ambito economico politico, per indicarne esclusivamente un passaggio di cessione di beni o di diritti. Questa trova il suo momento culmine nell’antitesi: intesa come estraneazione, nell’alienazione lo spirito si fa altro da se per poi tornare in se stessa arricchito; a questo passaggio coincide l’oggettivazione. L’alienazione gode sia di un negativismo che di un positivismo, poiché “la forza dello spirito consiste nel restare uguale a se stesso anche nell’alienazione”. In Feuerbach la chiave dell’alienazione è “il mistero della teologia è antropologia” la religione si configura come forma di autocoscienza: l’uomo religioso proietta fuori di se (alienandosi, estraniandosi), in Dio, la propria determinazione essenziale. Per Marx è valida l'affermazione di Feuerbach, ma più specificatamente l'alienazione ha un'accezione sociale-politica, poiché il soggetto è l'operaio, frutto di una scissione tra Bourgeois e Citoyen.


    Marx descrive l’alienazione sotto quattro aspetti differenti ma connessi fra di loro: Alienazione del prodotto del proprio lavoro: il prodotto del lavoro dell’uomo non gli appartiene, questo poiché Marx segue la critica feuerbachiana religiosa in cui quest’ultimo afferma che l’uomo non deve possedere nulla affinché Dio sia il tutto. L’uomo diventando strumento innesca un meccanismo di alienazione dal lavoro come attività, egli è quindi il mezzo che lavora per dei fini che gli sono estranei, avendo come risultato finale il “profitto del capitalista”. Feuerbach fu il primo ad intendere l’uomo “ente generico”, perché in grado di oggettivarsi attraverso il lavoro, Marx in seguito afferma che l’uomo appartiene al genere umano e la sua essenza lo spinge a compiere un lavoro consapevole e gratificante e non forzato e ripetitivo creando così con la natura un rapporto di mediazione. Anche l’alienazione dall’altro uomo prende in questo caso l’accezione lavorativa poiché creandosi un rapporto conflittuale, questo si ripercuote sull’umanità in generale.

    La proprietà privata dei mezzi di produzione è la causa dell’espropriazione del lavoro e dell’umanità del lavoratore, tuttavia ne è anche il risultato (il lavoro dell’operaio fa arricchire il capitalista e fa aumentare la sua proprietà). Il superamento dell’alienazione viene collegato da Marx alla soppressione della proprietà privata, questo porterebbe ad un sistema di rapporti sociali più umani e quindi al comunismo, per questo Marx ritiene di aver condotto una critica dell’economia politica classica.


    Per Marx la storia inizia con la creazione dei mezzi necessari ai propri bisogni, così la storia diventa una chiave di lettura del processo di sviluppo dell’uomo perché permette di indagare i fenomeni sociali in maniera critica e non in maniera naturalistico-astratta. All’idealismo storico di Hegel si contrappone il materialismo storico di Marx: questo principio metodologico di comprensione della storia viene contrapposto al metodo idealistico di concepirla come sviluppo dello spirito. Tuttavia entrambi sostenevano che un fenomeno affiora sempre come problema, cioè come contenuto di un’analisi razionale, quando sono già mature le condizioni storiche in cui si manifesta.

    Cristina Attinà VB

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  2. I due brevi brani di Karl Marx oggi mi sembrano più veri ed attuali dell'epoca in cui vennero concepiti. Grazie a chi li ha voluti ricordare.

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