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giovedì 30 giugno 2016

sei come sei

post di Giovanni Cavallaro
classe 4I

Eva, Christian e Giose: una bambina e due genitori. “Sei come sei”, romanzo di Melania Mazzocco, racconta le avventure e le disgrazie di tre protagonisti, con un incalzante susseguirsi di riflessioni, dialoghi e narrazioni.  Benché i capitoli non siano ordinati con una sequenza cronologica (la narrazione rimane più volte sospesa e si arricchisce di digressioni e flashback) la lettura è molto lineare e il contenuto davvero comprensibile (l’unica carenza, che non mi ha permesso una completa comprensione, è stata la costante assenza di segni di interpunzione, salvo virgole, punti, parentesi e trattini).

Copertina anteriore

Si tratta di una famiglia normale che insieme cerca di affrontare ogni avversità, restando sempre unita. Una famiglia normale che costruisce la solidità della propria felicità attorno alla presenza di una bambina, Eva. Una famiglia normale che, come tutte le altre, è anormale. Poiché non esiste la “normalità”, piuttosto l’abitudinarietà, quella sì che esiste. E basta spostarsi da un paese all’altro, da uno Stato all’altro, per esempio da uno Stato occidentale ad uno orientale, due realtà completamente opposte e due culture assai eterogenee, per capacitarsi dell’idea che il concetto di normalità è soltanto una convenzione. Una famiglia nella quale due genitori dedicano persino la loro anima per prendersi cura della loro figlia, e si privano già alla sua nascita delle loro consuetudini col desiderio impellente di essere i migliori tutori per la loro bambina.

Eva ha undici anni e già conosce il mondo. Conosce il dolore della perdita, perché Christian ha avuto un incidente con la moto; conosce il dolore dell’abbandono, quando Giose, esausto di aver lottato vanamente per il riconoscimento e l’adozione di sua figlia, si ritira in una casa sugli Appennini e scompare dalla vita di Eva; conosce la paura della colpevolezza per aver spinto involontariamente Loris Forte sotto il treno. Eva cresce sana nonostante abbia due padri. È felice e desidera vivere per sempre con loro. Ma il fato, o destino, come lo chiama Giose, glieli ha strappati entrambi e adesso vive con gli zii Michele e Sabrina.

Il libro è tutto incentrato a descrivere la quotidianità della famiglia e la sua “normalità”. Ho voluto dedicare un paio dei miei giorni a questo libro, conscio che avrei soltanto rafforzato la mia opinione, per constatare, benché sia una storia inventata, che la genuinità dell’amore genitoriale non tange in alcun modo con il sesso dei genitori e che, come ha dimostrato il più grande studio realizzato sui figli di coppie omosessuali in Australia, i nascituri non rimangono colpiti da alcuna devianza mentale e non diventano menomati ma godono mediamente di una migliore salute e felicità.


Lo raccomando fermamente a chi ha voglia di conoscere e comprendere, specialmente in un periodo come questo in cui chi ha il coltello dalla parte del manico (politici, giornali e telegiornali) sfrutta la volubilità e vulnerabilità mentale delle fasce meno accorte per accaparrare consensi speculando sulla vita di enormi masse di genti, quali gay, immigrati e a volte anche di donne.

mercoledì 22 giugno 2016

muri e confini

Qual è la differenza tra il muro e il confine? Rappresentano entrambi un ostacolo per l'uomo? Ascoltiamo la riflessione di Paolo Rumiz, a commento della traccia oggi affidata agli studenti dell'esame di stato



Berlino, resti del muro


cosa ne pensate?



domenica 19 giugno 2016

voci nel silenzio, parlano gli studenti del Leonardo



Michela Damino ci ha inviato l'articolo dedicato al lavoro teatrale allestito quest'anno nel nostro liceo per dare voce a chi ha lottato e lotta in Sicilia contro tutte le mafie


venerdì 17 giugno 2016

educare al razionale

Segnaliamo due proposte di riflessione sulla logica presentate dal prof. Federico Nicotra 

nel corso di potenziamento di filosofia EDUCAZIONE AL RAZIONALE 
da lui tenuto quest'anno per gli studenti delle classi quinte del Liceo Leonardo







venerdì 10 giugno 2016

Catania e il suo degrado:i ragazzi denunciano


UN'ALTRA CITTA'



LA CATANIA DI OGGI
LA CITTA' CHE VORREI



Video denuncia realizzato dai ragazzi della 1E dell 'I.C. "C. Dusmet -A. Doria" Catania.

domenica 5 giugno 2016

il femminicidio nell'inferno dei viventi




"Sono anni che ci si indigna ogniqualvolta una donna viene massacrata, uccisa, bruciata, deturpata, violentata. Ci si indigna e si ripete "mai più". Ci si indigna e si chiede la testa del colpevole. Ci si indigna e ci si ripromette di mettere mano una volta per tutte alla prevenzione delle violenze di genere, non solo insegnando ai più piccoli a riscrivere la grammatica delle relazioni affettive, ma anche occupandosi, attraverso l'educazione o attraverso le diagnosi precoci, delle fratture identitarie che attraversano tutti quegli uomini e tutti quei ragazzi che pensano di poter trattare le donne come semplici "cose". Ci si indigna, quindi. E, nell'indignarsi, siamo tutti bravi. Ma poi, passata l'indignazione, che cosa si fa? Come ci si comporta quando si assiste a un atto di violenza o ci si ritrova anche solo di fronte a insulti sessisti e omofobi? Come si risponde a chi ci chiede aiuto? Si riesce a non pensare sempre e solo alla propria incolumità?



"L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà", scrive Italo Calvino. "Se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni e che formiamo stando insieme", continua lo scrittore. Prima di concludere: "Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige apprendimento continuo: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio". 

Nell'inferno delle violenze contro le donne che abitiamo tutti i giorni, non dovremmo limitarci a indignarci quando accade qualcosa e poi passare oltre, perché a forza di andare dritti per la propria strada si finisce col non vederlo più. Quest'inferno, si dovrebbe imparare a combatterlo non solo da un punto di vista istituzionale, punendo i colpevoli e proteggendo le vittime, ma anche da un punto di vista personale. Il che significa, innanzitutto, attraverso la cultura, la forza della ragion critica, la compassione e il coraggio. Ossia il contrario stesso dell'indifferenza che, anche quando motivata dalla paura, resta comunque la miglior alleata della violenza e della sofferenza. 

Che è poi quello che spiega molto bene Hannah Arendt parlando della "banalità del male". Non perché il male sia, di per sé, banale. Anzi. Spesso il male è profondo e radicale, come nel caso in cui una ragazza di 22 anni viene bruciata viva dall'ex-fidanzato che non sopporta di perderla. 


Ma il male ha anche tanti complici. Talvolta lo si commette per opportunità. Talvolta per negligenza. Talvolta, anche molto più banalmente, proprio per indifferenza. E non si tratta di trasformarci tutti in eroi o di sacrificare la propria vita per salvare quella degli altri.


Spesso basterebbe semplicemente osservare, ascoltare, fermarsi. Capire che ci sono cose che non si possono fare, ma che tante, invece, le possiamo fare tutti. Anche solo uscire dal nostro piccolo mondo individuale, e farsi toccare dall'esistenza e dalla sofferenza altrui."

Michela Marzano, su La Repubblica




AGISCI IN MODO DA TRATTARE L'UMANITA', 
COSI' IN TE COME NEGLI ALTRI,
SEMPRE COME FINE 
E MAI SEMPLICEMENTE COME MEZZO

Immanuel Kant