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domenica 30 dicembre 2012

L'ignoranza socratica


sapere di non sapere





"Per la verità sono più sapiente io di quest'uomo, anche se forse nessuno di noi due sa nulla di bello e di buono, ma costui crede di sapere qualcosa e non sa, mentre io non so e non credo neppure di sapere"

Platone, Apologia di Socrate, 20e-23e


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10 commenti:

  1. per Socrate essere ignorante significa essere consapevoli di non sapere. La sua "missione" è quella di farlo capire agli uomini inducendoli ad avere cura di loro stessi,della loro conoscenza,delle loro idee e soprattutto della loro anima.
    Oggi il messaggio di Socrate,la sua filosofia,la possiamo interpretare come l'emancipazione delle proprie idee e la coltivazione degli ideali.La cultura e la conoscenza giocano a favore della formazione dell'uomo ed è bene alimentarla.Socrate crede,a parer mio ,nell'indipendenza del pensiero.Non mostra di capire il suo messaggio chi oggi si fa plagiare e non apre la mente a riflessioni e ne a dialoghi.

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  2. Sapere di non sapere porta irrevocabilmente ad accettare l'ignoranza e ad aprire la mente a nuove e più ampie conoscenze. Chi invece sa - o per meglio dire, crede - di sapere, resta fermo in ciò che conosce, senza possibilità di allargare i propri orizzonti, di accettare le molteplici capacità che la mente umana può raggiungere, arrogandosi comunque il titolo di sapiente. Filosofi, artigiani, scultori, poeti, speziali: ogni uomo possiede del sapere, ma nessuno mai raggiunge, né mai raggiungerà il sapere assoluto; di questo Socrate è consapevole, per cui preferisce non possedere alcuna conoscenza particolare e ammettere la sua ignoranza.

    Sapere di non sapere è la presa di coscienza di un limite: essere consapevole dei propri limiti è il primo, fondamentale passo verso il loro superamento. Questo è, a mio parere, il fulcro del messaggio socratico.

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  3. Concordo pienamente con Giulia Casella,per Socrate essere ignoranti significa non sapere infatti egli affermava di sapere di non sapere.Per Socrate non esisteva una "verità assoluta" ,nessuno possiede la piena conoscenza del sapere,infatti per lui ciò che conta non è la verità bensì la ricerca che ci porta ad un'ipotetica verità. Personalmente credo che Socrate abbia cercato di far capire che nessuno è in grado di conoscere la verità,ma tutti possiamo accettare la nostra ignoranza e imparare a condividere le nostre idee e ad accettare quelle degli altri.Infatti grazie al suo metodo,ovvero la maieutica, Socrate ,attraverso una serie di domande e risposte, cerca di far accettare alle persone con cui dialogava la loro ignoranza e di far capire che non esiste una verità assoluta bensì una serie di verità che possano essere nuovamente essere discusse.

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  4. Socrate afferma che solo chi afferma di essere ignorante, e quindi di non sapere è in condizione di imparare.

    Ma imparare cosa?

    E' noto che la filosia di Socrate è una filosfia scettica. E' quasi impossibile, secondo il più sapiente della Grecia, che qualcuno sarà in grado di spiegare o di riuscire a scoprire quali siano i principi etici morali universali.

    Ma il nostro Socrate era davvero ignorante? O si definiva tale per poter praticare a suo modo la filosofia? Per poter ammettere che gli interlocutori con cui discutava erano ignoranti come lui?
    Se davvero Socrate era ingnorante, come ci indica Platone, come faceva a distinguere i sapienti dai non sapienti? Ad affermare che le risposte e le spiegazioni ricevute dagli interlocutori erano inesatte o poco generali?
    Solo chi sa può affermare tali inesattezze.. o no?

    A maggior ragione oggi, nella nostra realtà in cui tutti siamo convinti di saper parlare di tutto, e guardiamo con cattivo occhio l'ignoranza spesso disprezzandola, il messaggio Socratico ha un grande valore. Infatti la sua filosofia è segno di ragionamento comune, di dialogo, di parole, di discrosi, di confronto, per poi poter giungere ad una verità CONDIVISA. E oggi siamo in grado di metterci a confronto col nostro sapere e condividerlo?
    Essere capaci di farlo comporterebbe un grande passo per l'uomo.

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  5. Per Socrate, a mio parere, essere ignorante significa non sapere di non sapere tutto; a questo punto chi sa di non sapere tutto è saggio, perché è consapevole di non sapere, mentre chi sa di sapere tutto (realmente non esiste qualcuno su questa terra capace di sapere tutto) è ignorante, perché ignora il fatto che non sa tutto.
    Purtroppo nella società di oggi ci sono troppe persone che "sanno di sapere tutto", ma che realmente "non sanno di non sapere niente", e quindi parlano spesso a vanvera senza sapere quello che dicono.
    Occorre seguire Socrate in questo pensiero, quindi essere saggi, - non grandi sapienti - modesti, razionali, e non convincersi del proprio "sapere", che spesso inganna.

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  6. Secondo me per Socrate essere ignorante significa essere più saggio di coloro ritenuti "sapienti" ovvero coloro che andavano in giro a professare il proprio sapere e che credevano di conoscere tutto. Socrate si mostra superiore a questi poiché con la consapevolezza del sapere di non sapere e quindi di non conoscenza definitiva, si pone in condizione di poter imparare interloquendo con chi, nel passato, era considerato più competente di altri in un determinato campo.
    Oggi coloro che "rifiutano" il messaggio di Socrate sono quelli che rifiutano anche di conoscere e fare nuove esperienze perché troppo convinti di essere arrivati al culmine della conoscenza. A parer mio non si dovrebbe esser convinti di sapere tutto, non dovremmo essere "saccenti" come i sofisti, pronti a imporre il nostro sapere e a persuadere gli altri arrivando a una verità poco condivisa ma abbastanza personale. Piuttosto dovremmo cercare il dialogo. Condividere il sapere e mettere in discussione le affermazioni date, discutendo e così arrivando a una verità più generale sull'argomento trattato. In questo modo, finalmente, ci sarà uno scambio continuo di conoscenze.

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  7. Riprendendo il commento di Fabio, Socrate appare di gran lunga superiore agli altri ritenuti sapienti poiché non sa e riconosce di non sapere.
    Grazie all'episodio di Cherefonte si nota maggiormente. Cherefonte infatti chiede all'oracolo di Delfi, chi fosse il più grande tra i sapienti. L'oracolo rispose, tramite la sacerdotessa La Pizia, che il più sapiente era Socrate. Molti rimasero increduli davanti a quest'affermazione così accusarono Socrate in diverse occasioni. Lui con grande umiltà riportò diversi episodi e diverse discussioni con i più grandi in un determinato campo, che ci indicano l'ignoranza di questi e la superiorità di Socrate che, sapendo di non sapere, è molto più "aperto" ad imparare e ad acquisire conoscenze rispetto a chi sa di sapere ma in realtà non conosce svariati aspetti della vita.
    Per questo oggi dovremmo seguire le orme di Socrate. Aprendoci al dialogo con gli altri per avviare il cammino verso la comprensione e l'acquisizione reciproca attraverso la parola.

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  8. Essere, ignorante per Socrate, è la prima condizione della ricerca e del dialogo filosofico. Sostenere che il vero sapiente è unicamente chi sa di non sapere assume il significato di una denuncia polemica di tutta quella categoria di individui che si credono dogmaticamente in possesso di salde certezze sulla vita, tuttavia essa non esclude la possibilità di ricerca sull'uomo,anzi la incoraggia,costituendosi come condizione preliminare, perché solo chi sa di non sapere cerca di sapere, mentre chi si crede già in possesso della verità non sente l'impellente bisogno interiore di cercarla. Di conseguenza, la tesi socratica del non sapere non si identifica con una professione di scetticismo, poichè se da un lato funge da richiamo ai limiti della ricerca (che non può spingersi fino alle supreme realtà di natura metafisica), dall'altro lato funziona come un invito a indagare, entro i limiti dell'esperienza, i problemi fondamentali dell'uomo. A mio parere, oggi, dal messaggio di Socrate deriva l'esigenza da parte dell'uomo di ricercare il sapere. Ponendosi di volta in volta dei limiti e riuscendo a superarli con l'aiuto della ragione. Gli ambiti in cui risulta necessario procedere sulle orme di Socrate sono: quello scientifico, quello teologico, qquello filosofico ecc.. Oggi chi non mostra di aver recepito il messaggio socratico sono tutti quegli uomini che si sentono "saccenti", che si credono "arrivati" e che di conseguenza non sentono più il bisogno di ricercare il sapere.

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  9. Socrate afferma che l'unica sua certezza, possiamo dire anche una certezza'assoluta', è quella che ha nel dire che sa di non sapere, definendosi appunto ignorante. Da prestare attenzione è il fatto che tale aggettivo, "ignorante", non viene usato con un tono dispregiativo, caratteristico ai giorni nostri, bensì viene utilizzato come un punto da cui può avere inizio un cammino ben determinato. Infatti, a parere di Socrate, solo chi ammette di esserlo è pronto ad imparare, quindi pronto ad andare al di là, oltre i limiti della propria conoscenza; invece coloro che rifiutano tale affermazione, ostinati a rimanere nella loro convinzione di sapere assoluto,sono quelli che rimarranno per sempre con una arroganza che gli negherà la vera conoscenza e una vera e propria crescita mentale. Da ciò è possibile evincere che l'unico modo per crescere e andare avanti è quello di riconoscere a noi stessi, soprattutto,e agli altri ,che abbiamo dei limiti, e riconoscendoli si è pronti a superarli e a crescere.

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  10. Per Socrate essere ignorante, non vuol dire non conoscere abbastanza un argomento, ma dimostrare presunzione nel dire o pensare di avere la verità assoluta. E si può notare come, a distanza di più di 2000 anni, questo si rispecchi nella società di oggi. Invece di progredire, regrediamo in quanto crediamo di sapere tutto e non riconosciamo i nostri limiti e così non cerchiamo di ampliare le nostre conoscenze. Infatti, come può mai l'uomo tentare di conoscere se non riconosce la propria ignoranza? Purtroppo è questo che ci fa regredire: la presunzione. Perchè chi è presuntuoso non è in grado di capire il messaggio che voleva comunicarci Socrate, ma bada solo alle sue conoscenze e non cerca di ampliarle, istaurando un dialogo. Il metodo di Socrate dovrebbe essere utilizzato proprio per insegnarci a dialogare, perché attraverso il dialogo si può raggiungere una soluzione pacifica.

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